Travel Blog
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VIAGGIO ON THE ROAD - DA ZAGABRIA AD ANKARA
On the road - Sfida all’inverno dei Balcani
La Jeep, che tra poco sarebbe diventata auto storica, era carica di bagagli fino al soffitto e pronta per affrontare il viaggio attraverso la regione dei Balcani.
In realtà non avevamo in mente un itinerario ben delineato ma solo l’idea di puntare verso sud e farci guidare dall’istinto.
Lasciamo alle spalle l’Italia attraversando il confine vicino Trieste e dopo circa 3 ore di auto attraverso la Slovenia e la Croazia arriviamo nella capitale di quest’ultima dove decidiamo di fare la prima sosta.
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Zagabria
Capitale e città maggiore della Croazia con i suoi 800.000 abitanti, Zagabria si rivela una città giovane, allegra e movimentata.
Attraente per l’atmosfera antica e medioevale della Città Alta, moderna e cosmopolita nella Città Bassa.
Il suo clima continentale ci accoglie a fine dicembre con una bella nevicata ed un freddo intenso che penetra fino alle ossa.
Il parco Maksimir, esteso polmone verde della città, è coperto da un manto candido ed incorniciato da alberi spogli e ghiacciati che attendono solo qualche raggio di sole per esplodere di nuova vita.
Nell’atmosfera ovattata passeggiamo attorno ai cinque laghi del parco e guardiamo scivolare sui loro slittini i bambini vestiti di tutto punto per affrontare il rigido inverno che abitualmente fa capolino in questo periodo dell’anno.
Il passaggio principale nel parco Maksimir
Vista sulla Cattedrale
La funicolare
La Città Alta, raggiungibile in auto oppure con la caratteristica funicolare più corta del mondo, è la parte di maggiore interesse della città e si sviluppa attorno alla Cattedrale dell’Assunzione della Beata Vergine, che sfoggia le sue due altissime guglie gotiche.
Nel suo intersecarsi di zone pedonali e strade aperte al traffico, si trovano la Piazza San Marco e l’inconfondibile chiesa dal tetto colorato con i simboli della Croazia, le stradine dal fascino medioevale della zona di Kamenita Ulica, la sede del Parlamento e la piazza con la statua equestre intitolati al conte ottocentesco Josip Jelačić.
Non si può lasciare questa città dal fascino mitteleuropeo senza aver visitato uno dei numerosi musei di cui si fa vanto: si può scegliere tra il famoso Museo d’arte Mimara, il Museo delle Torture oppure il Museo delle Illusioni.
La Chiesa di San Marco
Prima di ripartire, non perdetevi il Museo delle Relazioni Interrotte concepito per coloro che desiderano raccontare con le loro suggestioni l’amore che sia romantico, familiare o in ogni altra declinazione, presente o passato, con oggetti, lettere, fotografie e quant’altro proveniente da tutto il mondo.
Belgrado
Vista sul danubio
Percorrendo una comoda autostrada in circa quattro ore da Zagabria arriviamo a Belgrado, capitale della ormai scomparsa Repubblica Jugoslavia ed ora capitale della Repubblica Serba.
Passiamo accanto all’aeroporto intitolato a Nikola Tesla, scienziato celebrato in tutti i balcani e a noi noto per la sua rivalità con il nostro Guglielmo Marconi.
I cartelli a lettere latine e cirilliche ci ricordano che siamo nel cuore pulsante dei Balcani e gli edifici popolari in stile sovietico della periferia ci rievocano il trascorso comunista e la pesante influenza sovietica degli anni passati.
Alloggiamo nell’hotel Jugoslavija rappresentativo sia per il nome che per la struttura del suo periodo più austero.
La Facciata dell’Hotel Jugoslavija
Cartello stradale in cirillico e lettere latine
Oggi la città è giovane e viva ed i divertimenti non mancano.
La zona di Zemun è la mia preferita: stradine acciottolate dove una fila interminabile di locali tipici ricavati in casette basse e decorate invitano ad una sosta e l’atmosfera risulta calda e accogliente a dispetto delle rigide temperature invernali.
Per gli amanti della vita notturna, delle piattaforme adagiate sul Danubio ospitano locali alla moda e discoteche dove ci si può scatenare fino all’alba.
Le piattaforme sul Danubio
Noi siamo tipi tranquilli ed alla notte scatenata preferiamo una cena in una trattoria tipica chiamata Kafana.
L’ambiente è informale con i tavoloni di legno ricoperti da tovagliette a scacchi bianchi e rossi, gli altri clienti sorridenti e chiassosi ed il menù solo in caratteri cirillici.
Divertiti e curiosi, ordiniamo alla cieca il piatto della casa che scopriamo essere una zuppa, ćorba, di interiora.
Davvero deliziosa!!
Il parco Kalemegdan, zona verde a cui i belgradesi sono affezionati, guarda dall’alto della sua antica fortezza l’incrocio dei due fiumi Danubio e Sava.
Il parco è stato concepito come un luogo dove natura e cultura si intersecano e si concretizzano con lo zoo, i giochi per bambini, il Museo della Guerra, vari ristoranti e bar.
Il nome di origine ottomana rimanda al suo passato di città contesa per la sua posizione strategica per gli imperi Romano d’Oriente, Ottomano ed Austro-Ungarico.
L’entrata della fortezza Kalemegdan
L’intersezione del Danubio e della Sava
Uscendo dal centro è impossibile non notare il Tempio di San Saba, la chiesa ortodossa più grande del mondo che si erge maestosa sull’altopiano di Vraćar e commemora l’indipendenza della chiesa Serbo Ortodossa avvenuta nel 1219.
Ci fermiamo per una breve visita prima di salutare definitivamente la città ed inoltrarci ulteriormente nel cuore dei Balcani.
Il Tempio di San Saba
NiŠ
Sulla nostra rotta tra le colline balcaniche, Niš merita una fermata.
Fuori dalle rotte turistiche ma non per questo meno meritevole di visita, si percepiscono le influenze turche che hanno segnato la sua storia e che troviamo sempre più evidenti proseguendo nel nostro viaggio.
Ci fermiamo a mangiare un panino seduti sul muretto che costeggia il fiume Nišava prima di entrare all’interno delle mura della Fortezza Stara Planina che oggi ospita le rovine di epoca ottomana ed il parco cittadino.
L’eredità lasciata dal periodo di occupazione degli Ottomani è rimasta ben visibile anche nel resto della città.
Dettaglio della Torre dei Teschi
Dopo aver sedato l’insurrezione del 1809, il comandante ottomano Hurshid Pasha fece erigere la Torre dei Teschi in cui sono stati incastonati i teschi dei serbi sottomessi, un monito ai serbi affinchè ricordino per lungo tempo la determinazione e la ferocia dell’esercito occupante.
Oggi la macabra struttura è custodita protetta da una teca di vetro ed è visitabile all’interno della Cappella costruita attorno al momento del ritiro degli Ottomani avvenuto nel 1878.
Sofia
E’ ormai sera che ci addentriamo nel territorio bulgaro dove modeste casette raccolte in piccoli paesini scarsamente illuminati alludono alle difficoltà che questa terra ha passato e dalle quali ancora oggi tenta di risollevarsi.
Terra occupata dai Traci, dai Romani, dai Bizantini e, dopo la Seconda Guerra Mondiale, dai Russi, la Bulgaria ci appare come un tessuto grossolano che attende solo di essere lavorato da mani esperte per mostrare la sua finezza.
Raggiungiamo la capitale Sofia ed il giorno successivo, al nostro risveglio la città si rivela nella sua ampiezza con larghi viali tipici dell’Est Europa che trasmettono un senso di smarrimento, la via dello shopping Boulevard Vitosha piena di negozi di brand internazionali e caffetterie eleganti, negozi di prodotti tipici a base di rosa, l’importante Museo Archeologico testimone di una storia millenaria, chiese ortodosse tra le quali l’imponente Cattedrale di St. Alexander Nevskij e palazzi dall’architettura neo bizantina che le conferiscono il suo carattere distintivo.
Passeggiando per le vie del centro vediamo persone dai volti cordiali e sorridenti, bellissime ragazze truccate vistosamente, zingari su carretti trainati da cavalli e botteghe dove i clienti possono fare i loro acquisti solo tramite un’apertura all’altezza del marciapiede affacciata su un locale interrato.
Giusto il tempo per mangiare una tipica Shopska Salata in un locale situato in uno dei tanti parchi alle porte del centro e siamo pronti per ripartire.
La Shopska Salata a base di pomodoro, peperoni rossi, cetrioli e formaggio
Edirne
Edirne è la prima città che si incontra passato il confine e dove respiriamo l’atmosfera tipica delle città turche.
Vivace e colorata, il suo centro è un gioiello da esplorare a piedi con lo sguardo alzato verso lo slancio dei minareti che si innalzano dalle tre splendide moschee: Moschea di Selim, la Moschea dei Tre Balconi e la Vecchia Moschea che sono delle vere meraviglie architettoniche.
Venditori di arance e melograni ed ogni genere di frutta e verdura riempiono le vie cittadine e un intrico di stradine e mercati coperti si snodano attorno alle moschee in un allegro disordine.
Ci piace immergerci nelle usanze locali e ci fermiamo per mangiare un panino Kebab e bere il tipico Ayran in un piccolo locale su due piani senza finestre e dalla dubbia igiene.
Dormiamo in un meraviglioso Caravanserraglio vicino alle moschee, utilizzato come stazione di fermata per viaggiatori e mercanti nel periodo ottomano.
La struttura in mattoncini rossi su due livelli si sviluppa con degli archi attorno al giardino interno e delle piccole stanze spartane al primo piano con il soffitto a volta ed il caminetto.
Quanti viandanti di un periodo passato si erano fermati qui senza tante pretese, solo in cerca di riparo e riposo prima di ripartire.
Cerco di immaginare il loro stupore se solo potessero vedere quelle stesse stanze dove oggi, persone come noi, alloggiano per rivivere il fascino dei loro tempi...
La Moschea dei Tre Balconi
Camminamento della corte interna del Caravanserraglio
Istanbul
Territorio situato tra Oriente ed Occidente, la Turchia ci affascina e bramiamo di conoscere maggiormente la cultura e fierezza del suo popolo.
E’ l’ultimo giorno dell’anno e dopo aver viaggiato per 1.500 km, attraversiamo emozionati i ponti sullo stretto del Bosforo e ci sembra di aver varcato la porta che dà sul paese delle fiabe.
Uno dei ponti sul Bosforo
Geograficamente divisa tra Europa ed Asia, Istanbul ci appare adagiata sulle colline con gli edifici ammassati l’uno sull’altro intervallati dalle cupole delle moschee per ospitare una popolazione di 15 milioni di abitanti.
Sultanahmet - la Moschea di Santa Sofia
La zona di Sultanahmet, nella parte europea del Corno d’Oro, è situata su una spianata dove si trovano le famosissime Moschea Blu, Moschea di Santa Sofia e il Palazzo Topkapi che fungeva da residenza dei sultani ottomani.
L’obelisco egizio installato al centro dell’ampio viale che affianca la zona dell’antico ippodromo, fa da riferimento per non perdere l’orientamento.
L’obelisco egizio
Vista sulla Torre di Galata
Le vie del centro sono lastricate e delimitate da insidiosi paletti di ghisa ad altezza ginocchio per delimitare i marciapiedi pieni di gente e venditori di succo di melograno e arancia.
Per arrivare alla Torre di Galata, attraversiamo il Ponte Ataturk, che prende il nome dall’amato fondatore dello stato turco avvenuto nel 1923, e che si sviluppa su due piani: quello superiore per il traffico, quello sottostante pieno di locali e negozi per il transito pedonale.
Ci inoltriamo nelle stradine fino a raggiungere il Gran Bazar, enorme mercato coperto al cui interno ospita negozi di ogni genere e dove la contrattazione è d’obbligo.
Educati e gentili, i venditori invitano all’interno del negozio ed è comune fermarsi a bere un tè alla menta servito nei tipici bicchierini di vetro mentre si conclude la trattativa tra ampi sorrisi ed un sincero “shukran”, grazie in arabo.
La vigilia di capodanno a Istanbul
In attesa dello scoccare della mezzanotte in quella fredda serata del 31 dicembre, abbiamo fatto tappa in centro in vari ristoranti dall’atmosfera informale per assaggiare un solo piatto tipico della cucina turca in ognuno di loro.
Tra il profumo di tabacco e spezie della shisa che abitualmente viene fumata nei locali, iniziamo con un piatto di Manti, simile ai ravioli, poi l’onnipresente Kebab, la più buona carne di agnello della mia vita, e poi ancora la Pida, una pizza in versione turca, il tutto accompagnato dalla bevanda Ayran.
Finiamo con un immancabile caffè turco e un pezzo di dolce Baklava mentre le nostre papille gustative sono super eccitate da tanti gusti diversi e insoliti.
Il dolce Baklava al pistacchio
Durante il passaggio da un locale all’altro veniamo fermati da un simpatico ragazzo che ci propone di accompagnarci in quello che lui definisce il locale più bello della zona.
Titubanti, decidiamo comunque di fidarci di lui anche mentre lo seguiamo all’interno di un negozio di lampadari.
Ci fa salire con l’ascensore all’ultimo piano e quando le porte scorrevoli si aprono, vediamo la gente che balla al suono di musica locale e il panorama sulle moschee illuminate dai fuochi d’artificio che toglieva il fiato.
Pamukkale
Dopo aver attraversato per ore un ampio altopiano roccioso tagliato da un’autostrada semideserta, arriviamo nella parte sud ovest della penisola anatolica.
Già da lontano il “castello di cotone” si distingue dalle verdi montagne vicine.
Zona termale formata dall’attività vulcanica sotterranea, Pamukkale ci appare come in abito da sposa con i suoi strati bianchi di calcare e travertino.
L’acqua della fonte termale scende tranquilla verso la base della montagna sostando brevemente nelle vasche prima di proseguire nel livello sottostante.
I visitatori possono passeggiare a piedi nudi nelle vasche d’acqua calda nell’atmosfera rilassante di turchese e bianco.
Subito adiacente si trova una distesa di rovine dell’antica città greco-romana di Hierapolis e, oltre a passeggiare sul sito, è possibile fare il bagno tutto l’anno nella piscina termale a cielo aperto e nuotare tra le antiche colonne.
La città antica di Hierapolis
Vista sulle vasche di Pamukkale
Le piscine termali con le colonne antiche
La vicina cittadina purtroppo non ha molto da offrire: alla sera è un vero mortorio!
Di nuovo in auto puntiamo la Cappadocia, nella zona centrale del paese, ma non avevamo fatto i conti con il freddo inverno di quell’inizio d’anno.
Un’abbondante nevicata ci ha sorpresi poco dopo la nostra partenza, costringendoci inizialmente a fermarci nella sede dell’assistenza stradale per chiedere indicazioni.
I cinque uomini presenti ci guardarono incuriositi e anche se mancava una lingua comune ci spiegarono che non era possibile proseguire e ci offrirono una minestra calda e, se volevamo, una camera dove rimanere fino al mattino seguente. Che gentilezza!!
Konya
Abbiamo deciso di ripartire e abbiamo raggiunto la città di Konya, una delle città più religiose e conservatrici della Turchia.
Le magnifiche moschee di Konya
I Dervisci Rotanti
Ha ospitato nei suoi ultimi 50 anni il capostipite dell’ordine dei Dervisci Rotanti, Gialal al-Din Rumi conosciuto come Mevlana.
Il suo Mausoleo si trova vicino al Museo di Mevlana e alle magnifiche moschee in stile classico ottomano.
Ankara
E’ già calato il buio del tardo pomeriggio quando partiamo in direzione della capitale Ankara ma ancora una volta la neve ci costringe a dei rallentamenti.
Al distributore di benzina deserto, un ragazzo di soli 16 anni che serviva i clienti ci ha visti infreddoliti e ci ha offerto un caffè caldo che ci ha riscaldato dentro e ci ha permesso di ripartire rinvigoriti.
Una volta fatta amicizia, ci ha mostrato la lupara che teneva dietro il bancone nel caso dovesse trovarsi in pericolo e ci ha regalato delle arance per il proseguimento del viaggio.
Ci ha intenerito e lasciato un bellissimo ricordo. Un ragazzo, già adulto, che ci ha dato tanto nonostante avesse così poco.
Quel giorno avanziamo ancora ma a poca distanza siamo sorpresi da una forte nevicata e troviamo i camion in fila fermi sull’autostrada principale del paese e un metro di neve a bordo strada.
La jeep ci salva da questa situazione e, entrando contromano dall’uscita piena di neve di una stazione di servizio, troviamo riparo per la notte nel motel che fortunatamente si trovava sul posto.
Le Rubriche
La mattina dopo, finalmente, riusciamo a raggiungere la capitale Ankara, ultima tappa del nostro viaggio.
Attraversiamo il centro storico dalle viuzze acciottolate e le graziose abitazioni con il primo piano a sbalzo in stile ottomano e ci dirigiamo sulla collina dove sorge il Castello da cui godere una vista a 360° sulla città.
I tetti del centro storico di Ankara
Il Mausoleo di Ataturk
Imperdibile una visita al Mausoleo di Ataturk.
Mustafa Kemal Ataturk, considerato il padre della Turchia moderna, è stato il primo presidente della Repubblica fondata nel 1923, eroe nazionale e figura chiave del XX secolo.
L’imponenza del monumento lascia a bocca aperta e suggestiona anche i visitatori più distratti.
Il maestoso Mausoleo gli rende omaggio per l’eredità politica che ha lasciato al suo paese dove gli vengono dedicate strade e piazze a dimostrazione di quanto sia amato ancora oggi dalla popolazione.
Ormai sulla via del rientro, ripassiamo inevitabilmente per Istanbul dove ci fermiamo un’ulteriore notte e facciamo gli ultimi convenienti acquisti di vestiario al Gran Bazar.
Lasciamo la Turchia con la nuova consapevolezza della sua potenza economica in continuo sviluppo, della fierezza del suo popolo, la cordialità delle persone che abbiamo incontrato e la loro voglia di comunicare nonostante le barriere linguistiche.
Risaliamo nuovamente la Penisola Balcanica e dopo aver percorso 5.500 km arriviamo a casa: avevamo imparato qualcosa di nuovo da ogni singolo luogo.
Informazioni e consigli utili
Chilometri percorsi: 5.500 km
Prezzo per persona: € 1.500 (su base due persone compreso vitto, alloggio, carburante e altre spese di viaggio)
Valute: Euro in Slovenia e Croazia. Dinaro in Serbia. Lev in Bulgaria. Lira in Turchia.
Un po’ ovunque era possibile pagare con carta di credito.
Requisiti di ingresso: carta di identità o passaporto
Autostrade: vignetta in Slovenia.
Pagamento dei singoli pedaggi in Croazia, in Bulgaria e in Turchia.
A Istanbul alcuni ponti che attraversano il Bosforo sono a pagamento.
Il traffico è stato molto intenso solo in centro a Istanbul.
Alloggio: alberghi di categoria media per al massimo 2 notti
Religione: a maggioranza cristiana in Croazia; maggioranza Ortodossa in Serbia e Bulgaria; Islam in Turchia, con norme di comportamento particolarmente rigide nella città di Konya dove non vengono serviti alcolici nei locali e bisogna essere sposati per dormire nella stessa camera
Abbigliamento: vestiti comodi e molto caldi, adatti ad affrontare il clima continentale e la brezza tagliente di Istanbul in inverno