Travel Blog
----------------------------------------------------------------
-------------------------------------------------------------------------------------
24 ORE DI TRENO NEI BALCANI - DALLA SERBIA ALLA GRECIA
VIAGGIO IN TRENO ATTRAVERSO I BALCANI
Io, i Profughi e la Rotta dei Balcani
Appoggiata sul bordo del finestrino, nel caldo infernale di agosto, stavo marinando nel mio sudore guardando il viavai di persone, i puntini lontani che in fila indiana si avvicinavano alla stazione seguendo i binari e ripensavo al caso che mi aveva portato lì, in quel luogo ed in quel momento preciso.
Era l’inizio di agosto del 2015 e con il mio stentatissimo serbo croato, ero riuscita a sapere che il treno esisteva, sarebbe partito da Belgrado stazione Topčider e c’era la possibilità di caricare la nostra auto.
Appena chiusa la telefonata con il call center delle ferrovie serbe eravamo pronti a partire dalla Bosnia, dove ci trovavamo in quel momento, per salire in tempo sul treno notturno Hellas Express che ci avrebbe dovuto far risvegliare in Grecia dopo una notte di viaggio.
L’itinerario del treno Hellas Express
Arrivammo di corsa alla stazione e… l’imbarco era appena terminato!!
Per fortuna, le nostre richieste di aiuto sono state ascoltate e, anche se un po’ scocciati, ci hanno fatto comunque caricare il nostro mezzo nei vagoni da trasporto e ci hanno assegnato i posti dopo averci anche informato che il treno era dotato di vagone ristorante.
Quindi, tirato un sospiro di sollievo, siamo saliti e ci siamo sistemati nello scompartimento delle cuccette con l’entusiasmo della sera prima delle vacanze.
Da programma, il treno sarebbe dovuto partire alle 18:30 ed avrebbe toccato le stazioni di Niš, Preševo, Tabanovici (in Macedonia), Skopje, Gevgelija, Idomeni (Grecia) per arrivare a Salonicco alle 10:30 del mattino successivo. In teoria...
NEWSLETTER
Iscriviti e sarai sempre aggiornato sulle ultime ispirazioni di viaggio
-- CONTATTI --
EMAIL:
tripandchipsblog@gmail.com
-- SUI SOCIAL --
Capimmo subito che il viaggio non sarebbe andato così liscio come ce l’eravamo immaginato:
alle ore 19:00 non eravamo ancora partiti ed avevamo scoperto che il vagone ristorante neanche esisteva, le cuccette erano in scompartimenti a 6 posti senza lenzuola né cuscini ed i bagni erano sudici.
Ma, ancora peggio, quando il treno era finalmente partito, il capotreno, un signore sulla sessantina completamente ubriaco ha ritirato i passaporti di tutti e si è messo a litigare con questo e quello per motivi futili dei quali non si sarebbe neanche ricordato il giorno dopo una volta passata la sbornia.
Appena il treno ha fatto la prima fermata di servizio ci siamo resi conto che i vagoni erano chiusi a chiave e non era possibile scendere dal treno o uscire dalla nostra carrozza.
Per fortuna avevamo portato con noi acqua e cibo ed in realtà nessuno, nemmeno noi, si preoccupava più di tanto.
Quando il treno rallentava nei pressi delle fermate, gli abitanti dei paesi ci passavano in maniera totalmente disinteressata bottiglie d’acqua e cibo confezionato attraverso le finestre con una gentilezza d’altri tempi che stiamo dimenticando nel mondo moderno.
Nello scompartimento assieme a noi dormivano due ragazzi francesi ventenni, che erano in giro per l’Europa con l’Interrail, ed un ragazzo siriano dallo sguardo dolce e dai modi gentili che ci incuriosì moltissimo fin da subito.
Con qualche parola di inglese, un po’ di gesti ed i disegni sul block notes che viaggia sempre assieme a me, abbiamo scoperto che Ahmed era sfuggito agli orrori della sua terra partendo insieme ad un gruppo del suo paese, attraversando a piedi la sconfinata Turchia e perdendo vari compagni durante il tragitto ma non il suo luminoso sorriso.
Era partito sul nostro stesso treno per tornare indietro e ricongiungersi al fratello che stava facendo lo stesso suo percorso orientandosi seguendo i binari delle ferrovie.
Fu così che abbiamo passato la notte vestiti in un caldo infernale, con le nostre borse a far da cuscino e cercando di addormentarci ascoltando la ritmata ninna nanna dei binari.
Al nostro risveglio ci aspettavamo di vedere i paesaggi della Grecia ma invece eravamo appena in Macedonia mentre il treno rallentava prima di fermarsi nella sua ultima stazione, la stazione di Gevgelija che, avrei saputo soltanto una volta tornata a casa, era balzata agli onori della cronaca per gli assembramenti di profughi arrivati esausti ed in condizioni drammatiche dalla Siria i quali avevano deciso di intraprendere la rotta migratoria attraverso i Balcani.
Dai finestrini del treno, che sarebbe rimasto lì in attesa per parecchie ore, si vedevano file di persone, uomini donne e bambini, avvicinarsi a piedi lungo i binari per poi sedersi sfiniti ed impolverati sul pavimento della piccola stazione ferroviaria sorvegliati dalla polizia macedone ed in attesa del loro destino.
Migliaia di migranti avevano percorso le rotte verso l’Europa per sfuggire ad una tremenda guerra civile che li ha sradicati dalla loro terra e dalla loro casa con tutti i loro averi nello spazio di una tasca e rischiando la vita per andare incontro ad un destino quanto mai incerto.
Innumerevoli sono state le perdite durante questo viaggio della speranza e non si contano di persone investite dai treni nella notte o in nelle gallerie dove non c’era lo spazio per scansarsi dal treno in arrivo.
Il capotreno, ormai sobrio dopo una notte di sonno, è passato nello scompartimento restituendoci il passaporto ed intimando al nostro nuovo amico di scendere dal treno.
Le Rubriche
Il treno stava finalmente ripartendo.
Dal finestrino guardavamo Ahmed, tra la folla di profughi, mentre ci salutava augurandoci ogni bene e senza perdere mai il suo sorriso.
Appoggiati al bordo del finestrino alla ricerca di refrigerio, vedevamo altre persone camminare verso nord mentre guardavamo attraverso questa piccola finestra un mondo così lontano dalla nostra vita fortunata ma così vicino a noi tanto da averlo sfiorato mentre il treno proseguiva verso la nostra destinazione greca.